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Resoconto della prima serata

Durante il primo incontro abbiamo voluto conosce il pensiero dei nostri bambini e ragazzi ed è stata data loro parola: è stato predisposto uno specifico questionario (suddiviso per fasce di età) che, grazie alla collaborazione degli in segnanti della scuola, è stato compilato senza che venisse esercitata alcuna forma di influenzamento. I dati raccolti ci hanno permesso di conoscere il loro pensiero, le loro aspettative e anche su queste informazioni è stata incentrata la prima serata.

L’avvio ai lavori è stato dato con la proiezione di un video emozionale ci ha permesso di entrare subito nelle dimensione emotiva dell’argomento. Non solo tecnicismi legati alle diverse discipline, non solo necessità di definire l’organizzazione, non solo ruoli, ambiti e competenze diversi ma anche, e soprattutto, l’emozione che si percepisce e che rappresenta un linguaggio condiviso e che accomuna tutte le esperienze.



Interessante la fotografia dei nostri figli: 
- la pratica dell’attività sportiva è molto diffusa e variegata, e questo permette loro di avere più esperienze in cui cimentarsi e trovare quella che più gradiscono.
- i bambini della scuola elementare complessivamente vivono serenamente il tempo dedicato allo sport: si divertono, non costa loro particolare fatica, è piacevole sia stare con gli altri che imparare una tecnica. Quelli più piccoli ci dicono che è ancora molto importante l’attenzione del genitore anche in questo contesto, fanno attenzione a quello che genitori e allenatori si dicono su di loro e vorrebbero che i genitori fossero presenti per guardarli.
- a loro piace imparare la tecnica ma soprattutto stare con altri amici.

La serata è stata partecipata e ha riscosso molto interesse tra i presenti. Le esperte di Psicosport hanno saputo catturare con simpatia e competenza l’attenzione di tutti e ci hanno lasciato molti spunti su cui riflettere e da approfondire nei prossimi incontri. Molto gradita è stata anche la presenza dei alcuni rappresentanti della scuola e dell’amministrazione comunale. Fondamentale la presenza di diversi allenatori e rappresentanti delle società sportive del territorio che si sono resi disponibili alla condivisione e al confronto con l’obiettivo condiviso del benessere dei nostri giovani atleti.

Riflettendo sugli stimoli che sono emersi durante la serata aspettiamo la “seconda tappa” degli incontri ….allenandoci ad accompagnare i nostri ragazzi ai loro allenamenti con maggior piacere!

3 commenti:

  1. Ho trovato poi molto interessante il tema e sono stata sorpresa piacevolmente dai dati emersi.
    Sembra che i bambini sorpassino noi adulti... Noi, infatti, ci aggrovigliamo in analisi approfondite e scientifiche per rispondere alla domanda "perchè fare sport" e loro semplicemente, ma in modo molto più interiorizzato e valoriale, rispondo "perchè ci si diverte" "perchè imparo cose nuove". A tratti mi è sembrato di percepire, da parte della platea, una certa incredulità di fronte ai dati. La cosa mi fa riflettere ancora di più sull'approccio che noi adulti abbiamo e che dobbiamo rivedere. I bambini spesso ci sfuggono, non vediamo la parte più viva, sana e leggera e spesso alimentiamo gli aspetti meno positivi. Mi è piaciuta molto, poi, la parte dedicata ai genitori.
    Penso che lo sport, che è meravigliosa metafora della vita, insegni il rispetto dell'avversario, che ponga delle domande sulle differenze individuali, sul rispetto del proprio corpo, ecc.
    Una aspettativa che avrei per i prossimi incontri è quella di approfondire il tema della competizione, per altro strettamente correlata al valore del
    rispetto dell'avversario e degli altri in genere. Proprio nei territori di Arconate e Buscate, svolgendo il mio lavoro, noto spessissimo come la competizione su tutti gli aspetti della vita sia molto spiccata e spesso pesantemente controproducente. La differenza tra cattiveria e cattiveria agonistica, come detto ieri sera, è difficile da comprendere
    da parte dei bambini, ma soprattutto da parte dei genitori. Credo sia necessario lavorare su questo tema e stringere alleanze educative anche con i docenti oltre che con gli istruttori.

    Dott.ssa Laura Meneghin

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  2. QUALCHE SPUNTO DI RIFLESSIONE SU: MINIBASKET, BAMBINI, PARTITE E ALTRO ANCORA. Si tratta di un "documento" creato anni fa per i genitori dei gruppi minibasket che allenavo in quel periodo. Vorrei sottoporvelo come spunto di riflessione.

    Mi piacerebbe in questa sede provare a puntualizzare il mio pensiero su ciò che dovrebbe rappresentare il minibasket per la corretta formazione dei bambini.
    Un GIOCO, nient’altro che un gioco. Con la parola Gioco, però, è possibile raffigurare un elemento affascinante, magico e assolutamente coinvolgente per un bambino.

    Col gioco si cresce, si impara a stare insieme, si comprende che vivere è collaborare, a volte soffrire o gioire. Sempre, in ogni caso, il gioco è cercare di rapportarsi in maniera propositiva con chi vive intorno a noi, compagno o avversario che sia. Col gioco si apprende come reagire alle difficoltà, trovando dentro di se la forza necessaria ad abbattere “muri”, limiti che altrimenti resterebbero cristallizzati nella mente di ognuno, condizionandone le capacità di piena espressione futura.

    Per essere tale però, il gioco non deve arrivare a rappresentare un impegno o una fatica e nemmeno uno stress che genera ansia. Deve essere invece una fonte di piacere, qualcosa che arrivi a coinvolgere tutta la sfera individuale del bambino: emotiva, psichica, fisica, sociale.

    Diversamente da ciò, ogni cosa si trasformerebbe in peso, noia, frustrazione, dovere.

    Per questo motivo ricordatevi di chiedere sempre ai vostri bambini se, dopo la LEZIONE (non allenamento!) di mini-basket: 1°) si sono divertiti, pur dando tutto se stessi, al punto da finire quasi stremati; 2°) si sono comportati da “veri sportivi”; 3°) hanno imparato qualcosa di nuovo o che li ha comunque appassionati; 4°) hanno trovato nuovi amici.

    Con queste premesse, anche le prime partitine dovranno essere interpretate soltanto come una bella e coinvolgente avventura. Ci sarà tempo più avanti per allenamenti, campionati, classifiche.

    Quando mi guardo indietro, rivedendo il film di tutti questi miei anni di attività, posso dire di aver avuto la fortuna (non certo il merito) di allenare diversi bambini che sono poi diventati protagonisti-professionisti in questo splendido sport. Più d’ogni altra cosa però mi ricordo il loro sorriso contagioso, l’implacabile e frenetica attesa dell’ora di venire in palestra, i richiami prolungati di nonni e mamme al momento di tornare a casa. Momento che per loro sembrava arrivare sempre troppo presto. Certo, anche qualche lacrima ricordo, ma niente che non fosse subito ricondotto a piccolo momento di crescita, qualcosa da vivere insieme serenamente, costruttivamente, come qualunque altro episodio della vita di un bambino avviato al mondo adulto.

    Ognuno di noi deve tenere ben presente che nessuno inizia a giocare per diventare un campione, ma solo per l’eccitazione che il gioco in se stesso produce. Lasciamo l’agonismo esasperato, le tattiche, lo sport vissuto come tensione frustrante, al frenetico mondo dei GRANDI, e non inquiniamo una sorgente che deve restare il più a lungo possibile libera da contaminazioni.

    (il seguito al messaggio successivo)

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  3. Inoltre (il pediatra lo potrà confermare, ma intuitivamente ognuno di noi lo sa bene), non è certo a 7,8,9 anni, il bambino può essere considerato già pronto per raggiungere un grado di espressione psico-fisica tale da saper controllare il proprio corpo in situazioni complesse quali solo il basket sa proporre. A proposito: il mini-basket non è l’imitazione del basket, ma solo un mezzo utile a crescere in maniera completa, usando regole, adattate e collaudate, e in situazioni di emotività agonistica controllata.

    Ed è proprio in questa fase che entriamo in gioco noi, educatori, istruttori, genitori. Gli adulti insomma: il nostro ruolo è fondamentale!

    Dobbiamo perciò porre tutti una grande attenzione a non commettere errori, perché la loro passione non deve essere tradita: lasciamoli allora crescere armonicamente, senza rigide costrizioni.

    Ricordiamoci di come si possa insegnare la serietà dei comportamenti, lo spirito di gruppo, la capacità di cooperazione, in una parola l’EDUCAZIONE, prendendo spunto dalle innumerevoli situazioni che il nostro gioco è in grado di proporre. Ogni occasione può diventare utile agli occhi attenti di un istruttore per aiutare la crescita di un “cucciolo di uomo“. Parlare ai piccoli tramite l’utilizzo di episodi che li coinvolgano emotivamente e in maniera sana, diventa senz’altro più facile e produttivo che non fornendo esempi lontani dal loro mondo.

    Far capire come non ci si deve abbattere alle prime difficoltà è un concetto più comprensibile per un bambino se lo si espone tramite un esempio preso dalla sua vita quotidiana. Lo si aiuterà a vivere con più “grinta” e meno insicurezze il proprio domani.

    Non ho la pretesa di insegnare a nessuno il difficile mestiere di genitore. Solo, vorrei cercare di capire l’universo del bambino e aiutarlo a crescere, favorendolo nell’acquisizione di principi che lui stesso, autonomamente, poi svilupperà. Mi impegno continuamente perché metabolizzi soddisfazioni e delusioni in maniera egualmente corretta, mi propongo di fornirgli i mezzi per risolvere i problemi, restandogli sempre alle spalle per fargli capire che non sarà mai solo. Senza servirgli però la soluzione già pronta, perché solo così sono convinto di essergli veramente d’aiuto. Credo che questa sia la strada più onesta per rapportarsi con i giovani.

    Non preoccupiamoci di qualche lacrima di frustrazione dopo una sconfitta o del gioco di squadra che sembra mancare. Per le prime basterà qualche buffetto d’incoraggiamento e una parola adatta per sdrammatizzare, per il secondo, invece, si deve tener presente che questo non è ancora il momento della tattica, e chi fa lavorare i bambini su situazioni di gioco più grandi di loro è destinato, prima o poi, a pagarne le amare conseguenze in termini di disaffezione-saturazione verso la pratica di questo sport.

    Questo è il mini-basket: un potente mezzo educativo, una realtà che può diventare un contributo decisivo in un mondo che lascia i bambini sempre più sguarniti di fronte al fenomeno del diventare grandi.

    Usiamolo serenamente per quello che può darci: emozioni, regole, aiuti di tipo educativo di grande spessore.

    PIERLUIGI MONDANI

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